Procedura aggiornamento infrastruttura virtuale

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Procedura aggiornamento infrastruttura virtuale

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Procedura di base aggiornamento infrastruttura virtualizzata

Operazioni preliminari

Prima di procedere all’aggiornamento della infrastruttura (con passaggio da ESX a ESXi) occorre effettuare alcune operazioni preliminari di verifica:

-Verificare con cura quale sia l’ultima versione di ESXi supportata dal server oggetto dell’aggiornamento. Attenzione che anche le minor release possono rendersi incompatibili con un server (eg: la 5.0.X è supportata, ma la 5.1.Y no)

-Assicurarsi che i propri datastore (eccetto ovviamente quelli locali dei nodi) siano correttamente visibili da tutti i nodi facente parti della infrastruttura;  in fase di migrazione occorrerà infatti mandare tutte le macchine provvisoriamente su un singolo nodo (o su due degli X nodi a disposizione in caso di cluster con almeno 3 host).

-Qualora si preveda di aggiungere uno storage in NFS o di passare il proprio sistema da iSCSI a NFS, o di utilizzare uno storage NFS come archivio di passaggio per migrazione di datastore, su ogni nodo occorre provvedere ad associare correttamente il vmkernel ad una scheda di rete; il vmKernel deve essere impostata con un IP ed un gateway che consentano di raggiungere correttamente lo storage.

-Spostare, ove necessario, tutte le vm con storage locale verso un datastore indipendente dal nodo.

-Inventariare con cura la configurazione attuale di rete e storage dei due nodi. Notare che avanzando di versione la mappatura delle schede di rete cambierà. In particolare, segnarsi l’IP da associare alla scheda di management e gli indirizzi IP associati ai vmKernel impiegati per la gestione dell’iSCSI.

Sostituzione Virtual Center

-Assemblato il virtual center ed applicati tutti gli aggiornamenti, evitare di installare vSphere sino a quando la macchina non è configurata con l’IP e l’hostname definitivi; questi dati infatti vengono impiegati per il database di VMWare, la cui modifica è lunga e complessa, al punto da essere preferibile una reinstallazione del prodotto.

-Prima di effettuare la sostituzione del Virtual Center, spegnere le VM del nodo 2 e trasferirle sul nodo 1.

-Spegnere e rimuovere il vecchio Virtual Center.

-Collegarsi allo storage iSCSI ed eliminare i path non più attivi.

-Installare il nuovo server, assegnargli il medesimo hostname e indirizzo IP del vecchio virtual center.

-Caricare – col setup raccomandato la versione di vCenter Server acquistata; notare bene che una ridenominazione del virtual center o il cambiamento del’IP comporterà la necessità di dover ripristinare manualmente il vimdatabase creato da VMWare (operazione quasi impossibile, peraltro). Come vCenter si può sempre mettere l’ultima release disponibile, al di là di quale sia la versione supportata dagli host. Ricordare che ogni vCenter superiore alla release 4.1 U3 non supporta più il VCB.

-(Opzionale) Qualora si sia optato di rendere visibile al sistema operativo del Virtual Center la infrastruttura iSCSI (col VCB era necessario per effettuare il backup, ora invece può essere utile solo per installare tool di monitoring/gestione proprietari dello storage) provvedere ad installare l’iniziatore iSCSI Microsoft e procedere con la configurazione, prestando particolare cura alla ereditarietà della autenticazione con CHAP.

-Ricordarsi di disabilitare il firewall di Windows che blocca i pacchetti di keepalive tra il virtual center e gli ESX versione 4.

-In vSphere, configurare la nuova infrastruttura di rete (creando un cluster se si vorrà poi impiegare il vMotion) ed agganciare ad essa il nodo 1 (su cui saranno presenti tutte le macchine). Verificare che il nodo ed il suo storage venga visto correttamente. Qualora si desideri impiegare il vMotion, configurare nelle opzioni del cluser la modalità EVC supportata dai propri host.

Aggiornamento Nodo 2

-IMPORTANTE!!! Se si installerà ESXi su una macchina HP, scaricare l’immagine ISO di ESXi direttamente dal sito HP, perché è disponibile una versione customizzata con i CIM necessari per visionare lo stato del nodo direttamente da vSphere.

-Spegnere il nodo, staccare tutti i cavi di rete tranne ILO ed il cavo dedicato alla gestione della infrastruttura (tipicamente la scheda integrata marcata con “0”), riavviarlo dal cd di vSphere ed effettuare la installazione.

-Al termine della installazione, verificare che la scheda di gestione connessa corrisponda alla prima scheda disponibile (altrimenti, cambiare porta fino a trovare quella corretta) ed effettuare la configurazione di base della rete. Configurare correttamente l’hostname della macchina.

-Aggiungere il nodo2 a vSphere e, collegando un cavo di rete alla volta, battezzare e configurare correttamente le interfacce di rete. Prestare ovviamente attenzione al fatto che per le schede dell’iSCSI e nell’NFS occorrerà configuare una porta vmKernel, non una interfaccia per le virtual machine; si dovrà quindi in questi casi configurare un IP associato alla porta. Assegnare ai vmKernel un nome che sia preciso e facile da identificare in caso di necessità (Es, iSCSI-0, iSCSI-1, NFS, ecc ecc). Per la configurazione di rete dell’iSCSI, non occorre che il gateway sia congruo dato che la rete è isolata; occorre comunque inserirlo. Per la prima scheda da dedicare all’iSCSI, configurare un nuovo vSwitch; al termine della operazione, editare le proprietà del virtual switch e connettere ad esso una ulteriore scheda di rete (la seconda dedicata all’iSCSI); entrambe le schede risulteranno attive in modalità full.

-Il secondo vmKernel dedicato all’iSCSI andrà collegato al medesimo virtual switch della prima porta (vSphere di default propone di creare un vSwitch nuovo). Avremo quindi alla fine un virtual switch su cui sono attestati due vmkernel (con due IP diversi) e a cui sono connesse due schede di rete diverse, entrambe attive in modalità full.

-Occorre ora modificare le proprietà del vmkernel dell’iSCSI modificando l’ordine del failover; in particolare, per il primo vmkernel occorrerà mettere una scheda (“A”) come active adapter e l’altra (“B”) come unused adapter; per il secondo vmkernel si seguirà l’ordine inverso, pertando la scheda “B” sarà l’active adapter, mentre la “A” sarà indicata come unused adapter.

-Aggiungere (Storage adapter – Add) un adattatore iSCSI software, che sarà poi quello da configuare per l’iSCSI. NON impiegare gli adattatori hardware eventualmente presenti.

-A questo punto è possibile procedere alla configurazione dello storage iSCSI; configurando l’adattatore software, nelle proprietà generali occorre specificare le credenziali CHAP da impiegare, mentre nella sezione “dynamic discovery” sarà possibile richiamare l’IP dello storage ed visualizzare i path, che ora diverranno attivi. Confermare la configurazione ed effettuare un rescan degli adattatori; vederemo che i path diverranno attivi ed esplorati (tipicamente, 16 path)

-Andare ora sullo storage iSCSI e associare i disk pools al nodo.

-Effettuare in vSphere un rescan/refresh degli adapter e vSphere identificherà i datastore definiti. NB: a volte, la esplorazione dei path e la identificazione dei datastore richiede diversi minuti; spesso un riavvio aiuta.

-Creare e configuare ove necessario lo storage NFS (basta specificare l’IP dello storage ed il percorso assoluto della cartella da richiamare).

-Se si intende utilizzare la funzionalità di vMotion, configuare (come vmKernel) una scheda di rete ad esso dedicata (soluzione raccomandata, quando possibile) oppure abilitare il flag “Use this port for vMotion” nelle proprietà del vmKernel impiegato come service console.

Passaggio macchine dal nodo 2 al nodo 1, formattazione nodo 1

-Spegnere tutte le VM nodo1 e migrarle sul nodo 2, ora operativo.

-Accendere le VM così trasferite (è probabile che il boot dei sistemi linux sarà molto lento a causa del controllo del file system) ed effettuare upgrade dei vmware tools (il task automatizzato Guest-> Update VMware tools funziona benone), effettuare il reboot al termine della operazione.

-Formattare ora il nodo 1 e ripetere tutte le procedure già descritte per il nodo 2.

-Spegnere quindi le VM che si vogliono spostare sul nodo1, migrarle e riaccenderle.